LE JOUR DES COMMISSIONS ou UN CAFÉ LITTÉRAIRE (De Michèle Ferrand)
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IL GIORNO DELLA SPESA o UN CAFFÈ LETTERARIO. Zinnia è stata invitata. È stata invitata in una lontana regione della Francia di cui un cantante scomparso celebrava "i voli di rondini quando l'autunno è appena arrivato". Zinnia si rallegra in anticipo di vedere le rondini, di godersi il cielo azzurro, i raggi ancora caldi del sole, la bellezza delle montagne e una piscina privata. È molto impazienta di rivedere il suo vecchio amico Pipo, dal temperamento ridanciano e sua moglie Musica, entrambi in fretta di accoglierla nel loro piccolo ambito, è quello che hanno detto. Bisogna dire che si erano persi di vista per una trentina d'anni, che si erano appena incontrati su Internet e sentivano l'urgenza di concretizzare questo piccolo miracolo informatico.
Ma si trova lontano il loro piccolo rifugio. Dopo diverse centinaia di chilometri punteggiati da momenti di intensa tensione nelle discese e nei passi attraversati con audacia, Zinnia è accolta a braccia aperte da Pipo e Musica. "Non sei cambiata! Non sei cambiato!", si ripetono più volte durante gli abbracci, non è vero, ognuno, come tutti con trent'anni più avanti, è notevolmente invecchiato.
Filò tutto liscio fino al giorno delle compere. Più o meno. Va detto che eccezionalmente il tempo non partecipava: grigio, ventoso, fresco, anche piovoso, soprattutto il famoso giorno. Che anche gli scorpioni preferivano entrare nelle case, che la prima notte, intorno alle tre, Zinnia ne vide uno che la fissava malvagamente, fermo a testa bassa sopra il suo letto, e che a partire da quella notte, lasciava la luce accesa dal coricarsi al risveglio e dormiva con un occhio solo.
Bisogna dire infine che c'era là, invitato come lei, un grande diavolo di nazionalità confusa, Biniou, sbarcato dall'altro lato dell'Atlantico, e la cui antica e lunga frequentazione di Musica aveva dato loro l'abitudine di scherzare l'uno con l'altro. Così che Zinnia non ebbe occasione di sentire neanche un piccolo arpeggio. Biniou, anche eccellente cuoco, sempre alla guida, coccolava Musica, che, ad eccezione della torta di mele non sapeva cucinare affatto. Quanto a Pipo, preferiva rimanere incollato ai documentari televisivi che gli parlavano delle terre lontane che aveva conosciute prima del regno di Musica e che imbevevano continuamente la sua propensione per il sogno... In questo rifugio alla fine del mondo, a quindici chilometri da ogni civiltà, accessibile solo da una strada che non era stata rifatta da cinquant'anni e sulla quale due macchine non potevano incrociarsi, Zinnia si annoiava un po', non sapendo dove stare. Tuttavia, andò tutto bene fino al giorno delle compere. Nutrire il piccolo mondo di un tale angolo di paradiso, così lontano da tutto, richiede un po' di organizzazione e, una volta alla settimana, uno viaggio di trenta chilometri fino al mercato di Anabuès. Quindi, Musica aveva preparato una lista precisa, molto lunga, di tutto ciò che mancava e affidò la lista a Biniou, il quale relegò Zinnia sul sedile posteriore mentre sedeva davanti nella macchina guidata da Pipo. Fu allora che il vento si alzò.
Era un giorno di grande mercato nella città di Anabués. Il vento soffiava forte, le raffiche appiattivano le piogge sui ciottoli, rovesciavano gli ombrelli, portavano via i cappelli, sollevavano le gonne, le persiane sbattevano, la temperatura calava. Le burrasche fecero anche andare in pezzi, nella mente di Biniou e di Pipo, ogni senso del dovere, in particolare quello della spesa. Molto naturalmente, ai piedi del castello, i tre fattorini si affrettarono a una taverna, luogo di ritrovo abituale, a quanto pareva, dei due buentemponi, e si installarono al bancone davanti a una cioccolata calda. Pipo conosceva tutta la gente, chiamava uno o l'altro, e ben presto riunì un certo numero di vecchi compagni di baldorie ripetitive, che forse non erano estranee agli spartiti eseguiti da Biniou e Musica, mah! è solo Zinnia che immaginava le cose. Tutti inseparabili di un tempo, pensionati del giorno prima o dell'altro, nessun passero vivace tra loro, tutti ugualmente dotati di pancette assunte, persino orgogliose.
Oltre alla cioccolata calda, niente di meglio per riscaldarsi, che l'amicizia, quella a cui si brinda. Fu allora che Zinnia misurò tutta la portata della sua candore: il cioccolato caldo che aveva servito da argomento per spingere la porta della taverna, fu rapidamente seguito da una serie di bicchieri di vino bianco. Erano le dieci del mattino.
E ora tutti vogliono offrire un giro: — Ce ne porti un altro! Lo stesso!
Quattro o cinque bottiglie di vino bianco ben fresco sono tracannate in un batter d'occhio. Il calore aumenta. Pipo presenta Zinnia alla brigata. Tutti conoscono già Biniou, visto che in origine era un figlio del paese.
—Sai, è Zinnia! Ci siamo incontrati a Kisangani, sai bene, te ne ho già parlato!...
—Ah! Sei tu Zinnia? Beh, cavolo, sono trent'anni che ti conosciamo a menodita, così tanto Pipo non ha smesso di parlarci di te.... Ci ha un po' scocciati! Ci stavamo chiedendo se esistessi davvero!
Un commento tanto lusinghiero che avvinazzato che esce dalla bocca contorta di uno che ha superato i sessant'anni, ornato, sotto una massa di capelli tinti, con un ricrescita di radici che certamente non si sono incanutite al lovoro... Zinnia sorride mentre il gruppo si ingrandisce, i baci si scambiano, e bisogna fare spazio agli ultimi arrivati. Sono già una ventina a far tintinnare i loro bicchieri.
—Oh! Oh! Ma si fa sempre più piccolo qui! Che ne dici di andare da Bob?
—E di Bob, che ne è stato? Da un'eternità non l'ho visto, lamenta Pipo.
La fa ancora, la sua faccenda di caffè letterario?
—Beh, non so. Andiamo a vedere!
— Dai, andiamo. vieni Zinnia, ti presenteremo a Bob.
Proprio allora, la pioggia è cessata, un vento calmo schiarisce un angolo di cielo azzurro. La banda, ben innervosita ma che resiste ancora, si sparpaglia nei vicoli delle alture di Anabuès fino alla terrazza del bar di Bob, una bella vecchia terrazza leggermente sbilenca, ombreggiata da vite vergine. Man mano, il sole inizia a battere forte e filtra tra le foglie di vite, posa lampi di luce su volti dove i primi segni della sbronza iniziano a saltare agli occhi. Il locale di Bob si affaccia su una valle incassata. In lontananza, montagne blu: la vista è splendida, deve essere intorno a mezzogiorno.
La terrazza è affollata. Clienti abituali all'evidenza, raggruppati in due o tre bande, una di hippy travestiti, suonando chitarra e sax, un'altra, esotica, con un indiano dallo sguardo dolce e assente, un californiano molto magro con i denti verdi e la camicia rossa, e un vecchio, vecchio danese con testa di Soljenitsine, di un altro secolo e con un cappello di pelliccia, la terza, infine, quella di Pipo, una banda di autentici ubriaconi di Anabuès. Ci sono degli intellettuali tra il pubblico, si vede a occhio nudo, vecchi professori di sinistra pensionati e un giovane regista, impegnati e motivati, indignati, si riconoscono da lontano. Ma comunque, l'età media non è quella dell'ultima annata. L'atmosfera è musicale e allegra, fa caldo, si ha tanta sete, le bottiglie di vino bianco non hanno il tempo di riscaldarsi...
—Ma dov'è Bob? si preoccupa Pipo. Non lo vediamo, Bob?
— Bob? Si è rotto una caviglia... nessuna speranza di vederlo! Rimane a letto, informa un cameriere noncurante o addirittura disinvolto.
Allora dovrò tornare!
— Ehi, Pipo, sai che abbiamo la spesa da fare, sussurra Zinnia.
—Ma abbiamo fino alle sei! È aperto fino alle sei. Ecco, versacene ancora, ordina Pipo al cameriere tranquillo.
Il tempo passa... I musicisti suonano, nell'aria leggera sale un assolo di sax, il pubblico applaude. Frammenti di conversazioni vagamente filosofiche si avviano qua e là e poi si spengono. La pronuncia di alcuni diventa sempre meno chiara. Zinnia non beve e osserva i bevitori. Presto ha fame. La moglie del californiano ha fame, così come l'amica della moglie del californiano, tre donne che non hanno sete ma fame. Non serve stuzzichini, Bob? No, non lo fa. Nemmeno una fetta di salsiccia? Nemmeno qualche oliva? Niente. L'amica della moglie del californiano parte alla ricerca di pizze e ritorna, trenta minuti dopo, con cinque scatole di cartone sulle quali si gettano tutti gli appetiti, quelli dei non bevitori come quelli dei bevitori. Questi ultimi, per rapporto causa-effetto, hanno ancora più sete.
Pipo, lo sguardo fisso e la lingua impastata, si accorge di aver perso le chiavi della macchina.
—Per fortuna, ho sempre una copia con me.
Zinia si chiede se questa copia non sia semplicemente le originali. Balbetta: - Muoio di noia da quarant'anni... Ti rendi conto, Zinnia, che non ho il diritto di andare da nessuna parte da solo? Anche quando lei non vuole venire? Che non posso andare da Biniou da solo? In Canada? Dice che fa freddo in Canada.
-Certo che sì, Pipo, basta che tu voglia.
-Beh, vedi, se lo faccio... Cerca le sue parole, le raccoglie, le raccatta.
-Beh, se lo faccio, Musica mi sbatte fuori. Del resto, io sono Sisifo! Ma non dimenticare, Zinnia, Camus suppone che Sisifo è felice..., ma Pipo, esausto dopo tanti sforzi per articolare, sembra avere tutta la montagna sulle spalle.
-Io, ho trovato il buon filone, dice l'uomo dai capelli tinti, io, non ho moglie per infastidirmi, vivo da solo, con mia madre. Ma attenti! Mia madre è... - Una con carattere? rischia Zinnia.
-Esattamente! Una donna forte! E qui, ad Anabuès, si ha un grande rispetto per le donne forte. Non si scherza con questo, e mia madre, la rispetto molto. E così, ho la mia libertà. Hai visto la farmacista, poco fa, ebbene, sono sei anni che non riusciamo a mettere insieme le pezzi, che ci perdiamo ogni volta, beh, è molto bene così! Con mia madre faccio quello che voglio, lei non mi dice mai niente. E la rispetto. Ci rispettiamo a vicenda, e basta. Sicura di non volerne una goccia?
No, non ne vuole, la Zinnia, guarda lo sbornione e non è in imbarazzo a fargli notare che sua madre deve essere stata sposata prima di sorbirselo come figlio. Ciò che, tutt'a un tratto, lo mette a tacere e lo immerge in pensieri che Zinnia non cerca non cerca di sapere il contenuto.... Ora, le conversazioni si stanno esaurendo, I bevitori vanno a pisciare uno dopo l'altro, camminano sempre meno dritto e, con lo sguardo vetroso, continuano a svuotare un bicchiere dopo l'altro. Applaudono i musicisti, ridono, ordinano, tornano a pisciare, rompono i bicchieri, ricominciano. Soljenitsine si muove a piccoli passi in pantaloni di velluto intrisi di macchie, il californiano dà baci alle signore, l'indiano ha lo sguardo sempre più perso, sembra che abbia fumato dieci spinelli di fila. Tutti sono gentili con tutti.
Improvvisamente, verso le diciassette, ecco che tutti si alzano come un volo di passeri, come se avessero appena ricordato che avevano altro da fare nella vita che filosofare, suonare musica e bere drink. Lasciano bancanote sui tavoli, non ci sono scontrini, il cameriere tranquillo raccoglie. Pipo fila a tutta velocità, rigido come un manico di scopa. Biniou e Zinnia lo trovano non lontano dalla macchina, pisciando a lungo contro un muro sotto lo sguardo di testimoni stupiti dalla durata dell'azione.
—Guido io, dice Pipo, sono perfettamente in grado di guidare, ci sono abituato!
— Ah no, se uno sbirro ti fa la prova del palloncino, la tua patente verrà sospesa per sei mesi!
Pipo riflette e poi cede: - Hai ragione! e lascia le chiavi a Zinnia.
Fare la spesa, perché comunque, nonostante l'ora tarda, bisogna farla questa maledetta spesa, non è una sinecura. I due uomini camminano di qua e di là nel supermercato. Zinnia ha molti problemi a recuperare Biniou e Pipo che vagano ciascuno in reparti diversi, poi a portarli, insieme, fino alle casse.
Finalmente si può tornare a casa. Sul sedile posteriore, Pipo si ingozza di pane secco per cercare di assorbire. Davanti, Biniou "guida" Zinnia che non conosce la strada. Due uomini chiassosi e una turista. Pipo insiste per mettere una messa di Schubert a tutto volume e precisa: - Questa la confondono sempre con quella di Schubert!... È l'altra, mah!, non so più... - Oh Pipo, sei sicuro che non sia quella di Schubert?
- Beh, sì, è proprio quella di Schubert, te l'ho appena detto!
Parte della sbronza è nondimeno passata con tutto il pane. Il gran vento che entra attraverso i quattro finestrini aperti arieggia gli spiriti. Zinnia improvvisamente capisce perché si può essere verbalizzato a causa di passeggeri completamente ubriachi.... Trova difficile concentrarsi. Pipo e Biniou urlano, sbraitano, esclamano che guida troppo veloce, che non vede i dossi... - Stavo soprattutto guardando la donna che attraversava con i suoi figli. E poi mi stancate le orecchie, chiudete il becco, tutti e due!
-Uffa! Dai! Zinnia!
Andati via alle nove e mezza e tornati dieci ore più tardi, all'arrivo trovano una Musica non affatto contenta.
- E da dove venite?
-Dalla spesa. Da dove vuoi che... - Ed è a quest'ora che... ?
- Siamo andati da Bob! Non ci siamo mossi dalla casa di Bob!
-Ma quando avete fatto la spesa, allora?
— Prima! dice Biniou.
— Dopo! dice Pipo.
- Bisognerebbe sapere : prima o dopo?
-È solo Zinnia che aveva comprato il pane prima! dice Pipo.
-E Pipo ha portato un mazzo di fiori a sua madre per il suo compleanno, avvalora Biniou.
- E l'avete visto?
-Chi?
-Chi! Bob, ovviamente.
—No.
-Sempre meglio!
-Si è rotto una caviglia. Rimane a letto.
-Ma, chi avete visto allora?
-Nessuno, ti dico, il californiano e sua moglie, hanno comprato delle pizze.. - E le pizze ti fanno venire l'alito che puzza di animale morto? Fa schifo e russerai ancora tutta la notte, ogni volta è la stessa cosa. Zinnia preferisce non intromettersi. Musica si lagna: - Ti rendi conto, Zinnia, accade almeno due volte alla settimana. È stato lui a darmi tutte queste rughe... A Zinnia non le va osservare gli effetti delle bevute di Pipo sull'elasticità dell'epidermide di Musica. Sta zitta.
— Ah ! Biniou, heureusement que tu es là toi, tu me fais à manger, tu me réconfortes.... — Et si t'apprenais à faire à bouffer ! J'aimerais bien bouffer même quand Biniou est pas là ! Ça me réconforterait aussi !
Zinnia soudain décroche tandis que les règlements de compte s'éternisent, elle n'écoute plus, ne dit plus rien vu qu'il n'y a rien à dire sinon que Pipo et Biniou ont pris une cuite. Les prévisions météo ne sont pas meilleures pour les jours qui viennent. Elle partira demain, trois jours plus tôt que prévu. Elle l'aime bien Pipo, même Musica, même Biniou, mais elle les reverra dans une autre vie...
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LE JOUR DES COMMISSIONS ou UN CAFÉ LITTÉRAIRE Zinnia est invitée.
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C'est loin quand même leur petit havre.
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"T'as pas changé !"
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Tout marcha comme sur des roulettes jusqu'au jour des commissions.
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Enfin presque.
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Quand même, tout alla à peu près bien jusqu'au jour des commissions.
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C'est alors que le vent se leva.
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C'était jour de grand marché dans la ville d'Anabuès.
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Il était dix heures du matin.
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Et voilà que chacun veut y aller de sa tournée : —Tu nous r'mets ça !
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La même !
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Quatre ou cinq litrons de blanc bien frais sont séchés en un clin d'œil.
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La chaleur remonte.
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Pipo présente Zinnia à la compagnie.
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Chacun connaît déjà Biniou, vu qu'à l'origine, c’était un enfant du pays.
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—Tu sais, c'est Zinnia !
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On s'est connu à Kisangani, tu sais bien, j't'en ai déjà parlé !...
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—Ah !
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C'est toi Zinnia ?
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On se d'mandait même si t’existais !
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Ils sont déjà une bonne vingtaine à faire tinter leurs godets.
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—Oh !
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Oh !
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Mais c'est que ça devient petit ici !
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Et si on allait chez Bob ?
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—Et qu'est-ce qu'il devient le Bob ?
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Une éternité que je l'ai pas vu, se désole Pipo.
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I fait toujours son truc de café littéraire ?
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—Ben, j'chais pas.
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Y a qu'à aller voir !
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— Allez, on y va. Viens Zinnia, on va te présenter à Bob.
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Justement, la pluie a cessé, un vent apaisé dégage un coin de ciel bleu.
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L'établissement de Bob surplombe une vallée encaissée.
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La terrasse est pleine de monde.
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Mais tout de même, la moyenne d'âge n'est pas celle de la dernière cuvée.
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—Mais où il est le Bob ?
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S'inquiète Pipo.
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On le voit pas le Bob ?
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— Bob ?
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I s'est pété une cheville... Tu risques pas d'le voir !
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I reste couché, informe un serveur nonchalant, voire désinvolte.
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— Alors faudra qu'je r'vienne !
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— Dis-donc, Pipo, tu sais qu'on a des commissions à faire, murmure Zinnia.
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—Mais on a jusqu'à six heures !
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Jusqu'à six heures, c'est ouvert.
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Tiens, r'mets-nous en une, ordonne Pipo au décontracté.
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L'élocution de certains devient de moins en moins claire.
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Zinnia ne boit pas et observe les buveurs.
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Bientôt elle a faim.
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Il ne sert pas de petites assiettes, le Bob ?
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Non, il n'en sert pas.
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Même pas une rondelle de saucisson ?
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Même pas quelques olives ?
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Rien.
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Ces derniers, par lien de cause à effet, ont encore davantage la pépie.
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Pipo, le regard fixe et la langue pâteuse, s'avise qu'il a perdu ses clés de voiture.
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— Heureusement, j'ai toujours un double sur moi.
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Zinia se demande si ce double n'est pas tout bonnement les originales.
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Même quand elle veut pas venir ?
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Que j'peux pas aller chez Biniou tout seul ?
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Au Canada ?
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Elle dit qu'i fait froid, au Canada.
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—Bien sûr que si, Pipo, suffit que tu veuilles.
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—Et ben tu vois, si j'fais ça.... Il cherche, rassemble, ramène ses mots.
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—Et ben si j'fais ça, Musica, elle me fout dehors.
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D'ailleurs, moi, c'est Sisyphe !
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Mais attention !
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Ma mère, c'est... —Une maitresse femme ?
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risque Zinnia.
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— Xactement!
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Une maîtresse femme !
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Et ici, à Anabuès, on a un grand respect pour les maîtresses femmes.
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On rigole pas avec ça et ma mère, j'la respecte beaucoup.
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Et comme ça, j'ai ma liberté.
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Avec ma mère, j'fais c'que j'veux, elle me dit jamais rien.
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Et j'la respecte.
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On s'respecte, quoi.
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T'en veux vraiment pas une p'tite goutte ?
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Tout le monde est gentil avec tout le monde.
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On abandonne des billets sur les tables, il n'y a pas de tickets, le décontracté ramasse.
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Pipo file à toute allure, raide comme un bout de bois.
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— Je conduis, dit Pipo, j'peux très bien conduire, j'ai l'habitude !
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unit 127
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Pipo réfléchit puis fléchit : — T'as raison !
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et il abandonne les clés à Zinnia.
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Les deux hommes déambulent en zigzags dans le supermarché.
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Enfin, on peut rentrer.
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A l'arrière, Pipo s'empiffre de pain sec pour tenter d'éponger.
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A l'avant, Biniou "guide" Zinnia qui ne connaît pas la route.
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Deux braillards et une touriste.
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— Ben si, justement, c'est celle de Schubert, j'viens d'te l'dire !
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Un peu de la cuite est cependant colmaté par tout le pain.
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Le grand vent qui entre par les quatre vitres ouvertes aère les esprits.
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Et puis vous me cassez les oreilles tous les deux, bouclez-la !
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— Holà !
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Oh !
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Zinnia !
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— Et d'où c'est que vous venez ?
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— Des commissions.
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D'où veux-tu qu'on...... — Et c'est à cette heure-ci que... ?
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— Chez le Bob on a été !
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On n'a pas bougé de chez le Bob !
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— Mais quand c'est que vous avez fait les courses alors ?
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— Avant !
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dit Biniou.
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— Après !
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dit Pipo.
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— Faudrait savoir : c'est avant ou après ?
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—C'est juste Zinnia qu'avait acheté le pain avant !
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Dit Pipo.
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— Et Pipo qu'a porté un bouquet à sa mère pour son anniversaire, conforte Biniou.
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— Et vous l'avez vu ?
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— Qui ?
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— Qui !
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Bob, évidemment.
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— Non.
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— De mieux en mieux !
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— I s'est pété une cheville.
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I reste couché.
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— Et vous avez vu qui alors ?
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Elle se tait.
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— Ah !
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J'aimerais bien bouffer même quand Biniou est pas là !
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Ça me réconforterait aussi !
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Elle partira demain, trois jours plus tôt que prévu.
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LE JOUR DES COMMISSIONS
ou
UN CAFÉ LITTÉRAIRE
Zinnia est invitée. Elle est invitée dans une lointaine région de France dont un chanteur disparu célébrait "les vols d'hirondelles quand l'automne vient d'arriver". Zinnia se réjouit d’avance de voir des hirondelles, de profiter du ciel bleu, des rayons encore chauds du soleil, de la beauté de la montagne et d'une piscine privée. Elle est fort impatiente de revoir son vieil ami Pipo d'un tempérament rieur et son épouse Musica, pressés tous deux de l'accueillir dans leur petit domaine, c'est ce qu'ils ont dit. Faut dire qu'ils s'étaient perdus de vue pendant une trentaine d'années, qu'ils venaient tout juste de se retrouver par Internet et qu'ils ressentaient l'urgence de concrétiser ce petit miracle informatique.
C'est loin quand même leur petit havre. Au bout de plusieurs centaines de kilomètres ponctués de moments d'intense crispation dans les descentes et les cols hardiment franchis, Zinnia est accueillie à bras ouverts par Pipo et Musica. "T'as pas changé !" revient plusieurs fois au cours des embrassades, ce n'est pas vrai, chacun, comme tout le monde avec trente ans de plus, a pris un sérieux coup de vieux.
Tout marcha comme sur des roulettes jusqu'au jour des commissions. Enfin presque. Faut dire qu'exceptionnellement le temps n'était pas de la partie : gris, venteux, frais, voire pluvieux, surtout le fameux jour. Que même les scorpions préféraient rentrer dans les maisons, que, la première nuit, aux alentours des trois heures, Zinnia en vit un qui la fixait méchamment, figé la tête en bas au-dessus de son lit, et qu'à dater de cette nuit-là, elle laissa la lumière allumée du coucher au réveil et ne dormit plus que d'un œil.
Faut dire enfin qu'il y avait là, invité tout comme elle, un grand diable de nationalité floue, Biniou, débarqué d'outre-Atlantique, et dont l'ancienne et longue fréquentation de Musica leur avait donné l'habitude de se jouer mutuellement de la flûte. Si bien que Zinnia, elle, n'eut guère l'occasion d'entendre le moindre petit arpège. Biniou, par ailleurs excellent cuisinier, toujours aux manettes, dorlotait Musica, laquelle, à l'exception de la tarte aux pommes, n'en touchait pas une. Quant à Pipo, il préférait rester scotché aux documentaires télévisés qui lui parlaient des terres lointaines qu'il avait connues avant le règne de Musica et qui abreuvaient en continu son penchant pour la rêverie...
Dans ce gîte du bout du monde, à quinze kilomètres de toute civilisation, accessible seulement par une route qui n’avait pas été refaite depuis cinquante ans et sur laquelle deux voitures ne pouvaient se croiser, Zinnia s'ennuyait un peu, dansait d'un pied sur l'autre. Quand même, tout alla à peu près bien jusqu'au jour des commissions. Nourrir le petit monde d'un tel coin de paradis, si loin de tout, exige un peu d'organisation et, une fois par semaine, un déplacement d'une trentaine de kilomètres jusqu'au marché d' Anabuès. Musica avait donc préparé une liste précise, fort longue, de tout ce qui manquait et confia la liste à Biniou, lequel relégua Zinnia sur la banquette arrière tandis qu'il montait à l'avant dans la voiture pilotée par Pipo. C'est alors que le vent se leva.
C'était jour de grand marché dans la ville d'Anabuès. Le vent soufflait fort, les rafales plaquaient des averses sur les pavés, retournaient les parapluies, emportaient les chapeaux, soulevaient les jupes, des volets claquaient, la température chuta. Les bourrasques firent également voler en éclats dans l'esprit de Biniou et de Pipo tout sens du devoir, en particulier celui des commissions. Très naturellement, au pied du château, les trois commissionnaires s'engouffrèrent dans un estaminet, repaire coutumier, semblait-il, des deux lurons, et s'installèrent au comptoir devant un chocolat chaud. Pipo y connaissait tout le monde, hélait l'un ou l'autre, rameuta bientôt un certain nombre de vieux coéquipiers de javas répétitives, lesquelles n'étaient peut-être pas sans rapport avec les partitions que se jouaient Biniou et Musica, enfin, c'est juste Zinnia qui se faisait des idées. Tous des inséparables d'antan, retraités de la veille ou de l'avant-veille, pas un frais gardon parmi eux, tous également pourvus de bedaines assumées, voire fières.
Outre le chocolat chaud, rien de tel, pour réchauffer, que l'amitié, celle qui s'arrose. C'est alors que Zinnia mesura toute l'étendue de sa candeur : au chocolat chaud qui avait servi d'argument pour pousser la porte du bistroquet, succédèrent rapidement un certain nombre de ballons de blanc. Il était dix heures du matin.
Et voilà que chacun veut y aller de sa tournée :
—Tu nous r'mets ça ! La même !
Quatre ou cinq litrons de blanc bien frais sont séchés en un clin d'œil. La chaleur remonte. Pipo présente Zinnia à la compagnie. Chacun connaît déjà Biniou, vu qu'à l'origine, c’était un enfant du pays.
—Tu sais, c'est Zinnia ! On s'est connu à Kisangani, tu sais bien, j't'en ai déjà parlé !...
—Ah ! C'est toi Zinnia ? Et ben dis donc, ça fait trente ans qu’on t’connaît par cœur tellement Pipo, il a pas arrêté d'nous parler d'toi.... Qu'est-ce qu'il nous a bassinés ! On se d'mandait même si t’existais !
Remarque flatteuse autant qu'avinée qui sort de la bouche tordue d'un sexagénaire dépassé, orné, sous une masse de cheveux teints, d'une repoussée de racines certainement pas blanchies sous le harnais... Zinnia sourit tandis que le groupe s'étoffe, que des bises s'échangent, qu'il faut faire de la place aux derniers arrivants. Ils sont déjà une bonne vingtaine à faire tinter leurs godets.
—Oh ! Oh ! Mais c'est que ça devient petit ici ! Et si on allait chez Bob ?
—Et qu'est-ce qu'il devient le Bob ? Une éternité que je l'ai pas vu, se désole Pipo.
I fait toujours son truc de café littéraire ?
—Ben, j'chais pas. Y a qu'à aller voir !
— Allez, on y va. Viens Zinnia, on va te présenter à Bob.
Justement, la pluie a cessé, un vent apaisé dégage un coin de ciel bleu. La bande, bien échauffée mais qui tient encore la route, s'égaille dans les ruelles des hauts d'Anabuès jusqu'à la terrasse du bar de Bob, une jolie terrasse ancienne légèrement de guingois, ombragée de vigne vierge. Petit à petit, le soleil se met à taper fort et troue les feuilles de vigne, pose des éclats de lumière sur des visages où les premiers signes de la cuite commencent à sauter aux yeux. L'établissement de Bob surplombe une vallée encaissée. Au loin, des montagnes bleues : la vue est splendide, il doit être aux environs de midi.
La terrasse est pleine de monde. Des habitués à l'évidence, regroupés en deux ou trois bandes, l'une de babas cool déguisés, jouant guitare et saxo, une autre, exotique, avec un Indien au regard doux et absent, un Californien très maigre aux dents vertes et à chemise rouge et un vieux, vieux Danois à tête de Soljenitsine, venu d'un autre siècle et coiffé d'un bonnet de fourrure, la troisième enfin, celle de Pipo, une bande d'authentiques soiffards anabuésiens. Il y a des intellos dans l'assistance, ça se voit à l'oeil nu, de vieux profs de gauche à la retraite, un jeune cinéaste, des engagés et des motivés, des indignés, on les reconnaît de loin. Mais tout de même, la moyenne d'âge n'est pas celle de la dernière cuvée. L'ambiance est musicale et gaie, il fait chaud, il fait soif, les litrons de blanc n'ont pas le temps de tiédir….
—Mais où il est le Bob ? S'inquiète Pipo. On le voit pas le Bob ?
— Bob ? I s'est pété une cheville... Tu risques pas d'le voir ! I reste couché, informe un serveur nonchalant, voire désinvolte.
— Alors faudra qu'je r'vienne !
— Dis-donc, Pipo, tu sais qu'on a des commissions à faire, murmure Zinnia.
—Mais on a jusqu'à six heures ! Jusqu'à six heures, c'est ouvert. Tiens, r'mets-nous en une, ordonne Pipo au décontracté.
Le temps passe.... Les musiciens jouent, dans l'air léger monte un solo de saxo, le public applaudit. Des bouts de conversations vaguement philosophiques s'amorcent ici ou là puis s'éteignent. L'élocution de certains devient de moins en moins claire. Zinnia ne boit pas et observe les buveurs. Bientôt elle a faim. La femme du Californien a faim, ainsi que l'amie de la femme du Californien, trois femmes qui n'ont pas soif mais faim. Il ne sert pas de petites assiettes, le Bob ? Non, il n'en sert pas. Même pas une rondelle de saucisson ? Même pas quelques olives ? Rien. L'amie de la femme du Californien part à la recherche de pizzas et revient, trente minutes plus tard, avec cinq boîtes en carton sur lesquelles se ruent tous les appétits, ceux des non-buveurs comme ceux des buveurs. Ces derniers, par lien de cause à effet, ont encore davantage la pépie.
Pipo, le regard fixe et la langue pâteuse, s'avise qu'il a perdu ses clés de voiture.
— Heureusement, j'ai toujours un double sur moi.
Zinia se demande si ce double n'est pas tout bonnement les originales. Il articule :
- Ça fait quarante ans que j'm'emmerde... Tu t'rends compte, Zinnia, que j'ai le droit d'aller nulle part tout seul ? Même quand elle veut pas venir ? Que j'peux pas aller chez Biniou tout seul ? Au Canada ? Elle dit qu'i fait froid, au Canada.
—Bien sûr que si, Pipo, suffit que tu veuilles.
—Et ben tu vois, si j'fais ça.... Il cherche, rassemble, ramène ses mots.
—Et ben si j'fais ça, Musica, elle me fout dehors. D'ailleurs, moi, c'est Sisyphe ! Mais n'oublie pas, Zinnia, Camus suppose que Sisyphe est heureux..., mais Pipo, épuisé après tant d'efforts pour articuler, a l'air d'avoir toute la montagne sur le dos.
—Moi, j'ai trouvé l'bon filon, dit l'homme aux cheveux teints, moi, j'ai pas d'femme pour m'emmerder, j'vis tout seul, avec ma mère. Mais attention ! Ma mère, c'est...
—Une maitresse femme ? risque Zinnia.
— Xactement! Une maîtresse femme ! Et ici, à Anabuès, on a un grand respect pour les maîtresses femmes. On rigole pas avec ça et ma mère, j'la respecte beaucoup. Et comme ça, j'ai ma liberté. T'as vu la pharmacienne, tout-à-l'heure, et bien ça fait six ans qu'on n'arrive pas à se joindre les deux bouts, qu'on se rate à chaque fois, eh bien, c'est très bien comme ça ! Avec ma mère, j'fais c'que j'veux, elle me dit jamais rien. Et j'la respecte. On s'respecte, quoi. T'en veux vraiment pas une p'tite goutte ?
Non, elle n'en veut pas, Zinnia, elle regarde le sac-à-vin et ne se gêne pas pour lui faire remarquer que sa mère a bien dû être épouse avant de se le farcir comme fils. Ce qui, d'un coup, lui cloue le bec et le plonge dans des pensées dont Zinnia ne cherche pas à savoir la teneur....
Maintenant, les conversations languissent. Les buveurs vont pisser les uns après les autres, marchent de moins en moins droit et, le regard vitreux, continuent d'écluser ballon sur ballon. Ils applaudissent les musiciens, ils rigolent, ils commandent, ils retournent pisser, cassent des verres, recommencent. Soljenitsine se déplace à petits pas dans un pantalon de velours maculé de taches, le Californien distribue des bises aux dames, l'Indien a le regard de plus en plus perdu, on dirait qu'il vient de fumer dix pétards d'affilée. Tout le monde est gentil avec tout le monde.
Soudain, vers dix-sept heures, voilà que tous se lèvent comme une envolée de moineaux, comme s'ils venaient de se rappeler qu'ils avaient autre chose à faire dans la vie que philosopher, jouer de la musique et boire des coups. On abandonne des billets sur les tables, il n'y a pas de tickets, le décontracté ramasse. Pipo file à toute allure, raide comme un bout de bois. Biniou et Zinnia le retrouvent non loin de la bagnole, pissant longuement contre un mur sous le regard de témoins stupéfaits par la durée de l'action.
— Je conduis, dit Pipo, j'peux très bien conduire, j'ai l'habitude !
— Ah ça non, si un flic te fait souffler dans le ballon, t'as plus de permis pendant six mois !
Pipo réfléchit puis fléchit :
— T'as raison ! et il abandonne les clés à Zinnia.
Faire les commissions, car tout de même, en dépit de l'heure tardive, il faut bien les faire ces foutues commissions, n'est pas une sinécure. Les deux hommes déambulent en zigzags dans le supermarché. Zinnia a beaucoup de mal à récupérer Biniou et Pipo qui errent chacun dans des rayons différents puis à les conduire, ensemble, jusqu'aux caisses.
Enfin, on peut rentrer. A l'arrière, Pipo s'empiffre de pain sec pour tenter d'éponger. A l'avant, Biniou "guide" Zinnia qui ne connaît pas la route. Deux braillards et une touriste. Pipo insiste pour pousser à fond une messe de Schubert, précise :
— Celle-là, on la confond toujours avec celle de Schubert !... C’est l’autre, enfin, je sais plus...
— Oh Pipo, t'es sûr que c'est pas celle de Schubert ?
— Ben si, justement, c'est celle de Schubert, j'viens d'te l'dire !
Un peu de la cuite est cependant colmaté par tout le pain. Le grand vent qui entre par les quatre vitres ouvertes aère les esprits. Zinnia comprend soudain pourquoi on peut être verbalisé pour cause de passagers complètement soûls.... Elle a du mal à se concentrer. Pipo et Biniou poussent des cris, beuglent, s'exclament qu'elle conduit trop vite, qu'elle ne voit pas les dos d'âne....
— Je regardais surtout la femme qui traversait avec ses gamins. Et puis vous me cassez les oreilles tous les deux, bouclez-la !
— Holà ! Oh ! Zinnia !
Partis à 9 H. 30 et rentrés dix heures plus tard, ils trouvent, à l'arrivée, une Musica pas du tout contente.
— Et d'où c'est que vous venez ?
— Des commissions. D'où veux-tu qu'on......
— Et c'est à cette heure-ci que... ?
— Chez le Bob on a été ! On n'a pas bougé de chez le Bob !
— Mais quand c'est que vous avez fait les courses alors ?
— Avant ! dit Biniou.
— Après ! dit Pipo.
— Faudrait savoir : c'est avant ou après ?
—C'est juste Zinnia qu'avait acheté le pain avant ! Dit Pipo.
— Et Pipo qu'a porté un bouquet à sa mère pour son anniversaire, conforte Biniou.
— Et vous l'avez vu ?
— Qui ?
— Qui ! Bob, évidemment.
— Non.
— De mieux en mieux !
— I s'est pété une cheville. I reste couché.
— Et vous avez vu qui alors ?
— Personne, j'te dis, le Californien et sa femme, i-z-ont acheté des pizzas...
— Et c'est les pizzas qui te font cette haleine de putois ? C'est dégueulasse et tu vas encore ronfler toute la nuit, à chaque fois c’est la même chose...
Zinnia préfère ne pas se mêler. Musica se plaint :
— Tu te rends compte, Zinnia, c'est au moins deux fois par semaine comme ça. C'est lui qui m'a donné toutes ces rides...
Zinnia n'a aucune envie de constater les effets des bitures de Pipo sur l'élasticité de l'épiderme de Musica. Elle se tait.
— Ah ! Biniou, heureusement que tu es là toi, tu me fais à manger, tu me réconfortes....
— Et si t'apprenais à faire à bouffer ! J'aimerais bien bouffer même quand Biniou est pas là ! Ça me réconforterait aussi !
Zinnia soudain décroche tandis que les règlements de compte s'éternisent, elle n'écoute plus, ne dit plus rien vu qu'il n'y a rien à dire sinon que Pipo et Biniou ont pris une cuite. Les prévisions météo ne sont pas meilleures pour les jours qui viennent. Elle partira demain, trois jours plus tôt que prévu. Elle l'aime bien Pipo, même Musica, même Biniou, mais elle les reverra dans une autre vie...